17:17

 800,00

di Mustafa Sabbagh – Giulia Marchi

edizione di 34 esemplari firmati e numerati da 1 a 34, contenenti 34 fotografie di cm 21×26 stampate su carta Canson Baryta Photographique g 310, in un box in legno di cm 25.3 x 30.6 x 2.9
testi di Fabiola Triolo e Danilo Montanari (2014)

Limited Edition of 34 signed and numbered copies, from 1 to 34, containing 34 photographs cm 21×26 printed on paper Canson Baryta Photographique g 310, in a wooden box cm 25.3 x 30.6 x 2.9
Texts: Fabiola Triolo, Danilo Montanari (2014)

Categoria:

Descrizione

17:17 (interno giorno per G, esterno notte per M) G – Tu credi nelle coincidenze? M – No, direi di no. Ma credo nelle contingenze…

17 tableaux vivants in nero, quelli di Mustafa Sabbagh. 17 matrici di polaroid alterate, quelle di Giulia Marchi. 34 foto per 17 dittici come distici, che si riverberano l’uno nell’altro, che da un dialogo serrato, in sintonia o in distonia, producono le trame del libro d’artista 17:17. I paesaggi chimici di Giulia accolgono i mutanti languidi di Mustafa riflettendosi nella stessa fame chimica di vita, avveniristici Narcisi neri in specchi di rarefazione e candeggina, per dimostrare che il punto di vista non è – non può essere – mai univoco.

17:17 (interior day for G, exterior night for M) G – Do you believe in coincidences? M – No, I should say not. But I believe in contingencies…

17 tableaux vivants in black, those by Mustafa Sabbagh.
17 altered matrices of a Polaroid, those by Giulia Marchi. 34 photographs for 17 diptychs as distichs, reverberating into one another, that from a close dialogue, syntonic or dystonic, produce plots of the artist’s book 17:17. Giulia’s chemical landscapes welcome Mustafa’s languid mutants reflecting themselves in the same chemical hunger for life, futuristic black Narcissi in mirrors of rarefaction and bleach, in order to demonstrate that the point of view is never – cannot be – univocal.

Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania). Italo-palestinese, allevato tra l’Europa ed il Medio Oriente, l’imprinting è cosmopolita, l’attitudine è nomade. Dopo una carriera come fotografo di moda riconosciuta dalle riviste più prestigiose del mondo, Sabbagh concentra la sua ricerca nella ri-semantizzazione della storia dell’arte attraverso la fotografia contemporanea, rendendo celebri su scala internazionale i propri raffinati contro-stilemi. Nel 2013 Sky Arte HD lo ha eletto tra gli 8 artisti più significativi del panorama nazionale contemporaneo; è altresì riconosciuto come uno dei 40 ritrattisti di nudo – unico italiano – tra i più rilevanti nel mondo.

Giulia Marchi nasce a Rimini nel 1976. Nel 2006 si avvicina all’utilizzo del foro stenopeico, ritrovandosi in questo semplice artificio e concependolo come qualcosa di magico. Costruisce da sola le proprie macchine fotografiche, rubando l’anima a scatole di carta o a cassettine in legno. Per i suoi scatti utilizza materiali analogici in bianco e nero e pellicole polaroid; l’imprevedibilità del risultato, la purezza dell’imprecisione, lo sguardo nudo appartenenti a questa fotografia le restituiscono una visione della realtà pura, compendiata in progetti come Domum (presentato alla 54ª Biennale di Venezia) e Multiforms (tradotto in un libro d’artista in tiratura limitata edito da Danilo Montanari).

Mustafa Sabbagh was born in Amman (Jordan). Italo-palestinian, raised between Europe and Middle East, his imprinting is cosmopolitan, while his attitude is nomadic. After a successful career as a fashion photographer recognized by the most prestigious magazines of the world, Sabbagh focuses his research towards re-sematization of art history through contemporary photography, making renowned on an international basis his sophisticated counter-stylems. In 2013 Sky Arte HD elected him as one of the 8 most significant artists of the contemporary italian scene; he is even recognized as one of the 40 most important nude portraitists – the only one from Italy – in the world.

Giulia Marchi was born in Rimini in 1976. In 2006 she approaches the use of the pinhole, discovering herself in this simple artifice and conceiving it as something magical. She builds by herself her own cameras, stealing souls from paper boxes and little wooden cases. For her shots, she uses analog source materials in black & white as well as Polaroid matrices; unpredictability of the result, purity of the imprecision, naked glance belonging to this technique give her back a sheer vision of reality, epitomized in projects such as Domum (presented at 54th Venice Biennale) and Multiforms (translated to a limited edition artist’s book published by Danilo Montanari).